Descrizione
Sono lontani gli anni in cui i nostri antenati curavano le malattie con strumenti di fortuna ma spesso efficaci: basti pensare agli antichi greci, i quali usavano il sale marino e il salgemma per favorire le funzioni basilari del corpo, digestione ed escrezione, per avere, a loro volta, un buon funzionamento del sistema umorale. A quel tempo si credeva, con ragionevole saggezza, che controllassero lo stato di malattia o di benessere del corpo stesso. Solo successivamente Claude Bernard parlò di costance du milieu interieur, quale conditio sine qua non per un buono stato generale di salute.
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Tuttavia, oggi, la scienza moderna e le tecniche ad essa collegate hanno permesso la formulazione di terapie innovative orientate alla cura delle disabilità fisiche e dei disturbi psicologici senza l’intervento di strumenti invasivi, idonei senz’altro a risolvere i problemi rilevati senza però sradicare del tutto la matrice della disabilità o del disturbo psichico medesimo. La farmacopea tradizionale, dunque, è sul punto di costituirsi un alleato (o, per alcuni, un finto doppione) in grado di contrastare malattie motorie e mentali. Si pensi, ad esempio, alla cosiddetta terapia delle idee con la quale il filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti interviene su sofferenze psichiche e disagi esistenziali: la filosofia come rimedio ai mali psichici, dunque.
Alla stessa corrente è possibile associare le attività (giochi ed esercizi ritmici) di Christine Baumann, studiosa all’Istituto di Pedagogia Curativa “S.Cristoforo” a La Branche (Savigny, in Svizzera), il cui riferimento metodologico è il modello del pedagogista ed esoterista austriaco Rudolph Steiner, il fondatore dell’antroposofia (Antropologia Generale, ndr). Camminare, parlare e pensare: le tre funzioni principali che l’essere umano sviluppa nei primi tre anni di vita sono alla base di questi studi. Qualora il bambino non riesca a maturare tali autonomie in questo arco cronologico, evidenti si manifestano le ripercussioni a livello fonatorio, con la diretta compromissione dell’espressione verbale. Per contro, attraverso l’esecuzione di particolari esercizi ritmici e di specifici giochi, l’operatore specializzato in musicoterapia, socioterapia e in pedagogia curativa può “risvegliare” quei “sensi dormienti”, la cui inattività impedisce la regolare esecuzione delle tre funzioni fondamentali. Le attività ludiche continuative e i “laboratori d’insieme”, oggi largamene diffusi, hanno permesso di registrare notevoli progressi su di un campione di utenti anche eterogenei tra di loro sul piano delle esigenze terapeutiche: essenziale risulta la costanza che deve caratterizzare gli esercizi, anche quando i risultati non siano immediati o duraturi.
L’esperienza di Christian Tappa nel campo dell’abilitazione e della ri-abilitazione di ragazzi e adulti portatori di handicap dimostra come l’esercizio ritmico, inteso come alfabetizzazione e pratica continua, fino all’acquisizione di una relativa familiarità da parte dell’utente con i giochi ad esso connessi, determini dei risultati soddisfacenti, resi ancora più significativi e profondi dalle loro stesse varianti applicative. E per spiegare come ciò sia possibile, l’autore porta a conoscenza del lettore la propria esperienza, in maniera chiara, fluida e comprensibile anche per chi non abbia conoscenze pregresse in campo medico e artistico.
Christian parla in modo semplice ma dotto dell’importanza della musica negli interventi sui deficit sensoriali. E noi sappiamo che sin dall’antica civiltà greca i rapporti fra i diversi parametri musicali (pensiamo alle tonalità e agli intervalli) venivano associati ed apparivano riconducibili ad altrettanto precisi concetti o stati d’animo. Ma egli va oltre e, tra tutti, sceglie di insistere sul ritmo. La funzione del ritmo, infatti, oltre che universalmente riconosciuta come aggregante, regressiva e benefica per l’individuo dallo sciamanesimo in avanti, è provata anche dall’esperienza diretta dell’autore, il quale, durante il tirocinio formativo, ha avuto modo sperimentare la “poliritmia” come alternativa ai consueti strumenti della terapia tradizionale.
Con queste premesse offre ai lettori la descrizione di una serie di attività pratiche, finalizzate all’acquisizione, da parte della persona con handicap, di una maggiore consapevolezza corporea e fluidità nei movimenti attraverso una migliore percezione del tempo. Il ritmo, infatti, esprime l’equilibrio stesso e spinge il singolo verso un’ottimale realizzazione del sé, espressione manifesta dell’armonia che il Grande Architetto, creatore del mondo, ha profuso nell’Universo.
L’elevazione a sistema di questi concetti, opportunamente coniugati con le premesse scientifiche curate dai Calamo Specchia, padre e figlio, fa di questo lavoro un’opera unica nel suo genere, la cui metodologia applicativa, fino a questo momento, è stata tramandata di docente in allievo in maniera informale e, soprattutto, prevalentemente orale. Per questo motivo, agli illustri professionisti che hanno permesso la nascita di questo manuale, da anni impegnati attivamente nell’Istituto che dà il nome alla Collana in cui è inserito, vanno le più sincere congratulazioni, con l’augurio che i medici, gli educatori, gli insegnanti e tutti gli altri operatori della relazione d’aiuto a cui è rivolto trovino nella sua semplicità e spendibilità nuove linfa ed ispirazione nel prosieguo ciascuno della propria missione.
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