Descrizione
Abstract
I cambiamenti radicali e repentini della società 2.0 ci hanno spinto a considerare nuovi modelli e a rivedere strategie e posizioni nelle attività quotidiane, così come in ambito professionale, in particolar modo nell’evoluzione dell’imprenditoria digitale. È ormai largamente diffuso il concetto di marketing 3.0, grazie, d’altronde, al recente contributo di Philip Kotler, studioso di marketing, che ha recentemente presentato il volume “Marketing 3.0: dal prodotto, all’anima, al cliente”.
Il presente manuale si propone di offrire una nuova visione del marketing che porta beneficio al business, al sistema economico e, di conseguenza, all’azienda, in quanto sistema di strategie orientate al cliente e ai suoi bisogni, prima che sul prodotto. L’espressione Marketing Etico indica infatti lo studio sistematico della maniera in cui gli standard morali vengono applicati nelle decisioni di marketing, nei comportamenti e a livello istituzionale. Attraverso il marketing etico, l’impresa sviluppa il proprio potenziale attraverso reti sociali, intercettando i bisogni del territorio, al fine di agevolare l’incontro tra domanda e offerta di un dato bene o servizio. In particolare, l’ambito oggetto del manuale è quello sociale, settore in auge e in forte espansione in questo momento storico, poiché riguarda i servizi alle persone.
In una torrida notte dell’estate del 1996, ero in macchina in compagnia di amici alla ricerca di un semplicissimo ghiacciolo al limone, per esaudire il desiderio di Tiziana, una giovane commercialista che aveva trascorso con noi la serata in discoteca.
Non mi sembrò vero di trovare ancora aperto un bar a Castromediano, alla periferia di Lecce, che in quel momento spegneva le insegne. “Non ripieno!” mi urlò dietro la mia amica mentre scendevo di corsa prima che chiudesse. Quando entrai, trovai l’anziano barista praticamente al buio. Potete immaginare quanto fu contento di doversi mettere a rovistare nella cella frigorifera per trovare un misero ghiacciolo al limone. L’incredibile era che i secondi passavano lentissimi, io iniziavo ad essere imbarazzato per l’attesa, ma il mio ghiacciolo non voleva saperne di saltare fuori. E, come nelle migliori barzellette, era proprio giù giù, in fondo. Unico esemplare rimasto. Così, quando fu saldamente nelle mani del barista (che, per poterci arrivare, aveva sparso gelati in ogni dove sul bancone) e mi venne porto, a me non toccava che porgere la fatidica domanda: “Ma è ripieno o non ripieno?”
Fui così strabiliato dalla risposta (che, in realtà, non mi diede mai), che la riporto ogni volta che mi trovo a tenere incontri sul marketing, poiché mi offre un chiaro esempio e spunti importanti per parlare delle tecniche di vendita. L’anziano, letteralmente e con un italiano a mala pena tradotto dal dialetto, osservò la confezione bianca ma non ebbe conforto: c’era scritto semplicemente “limone”. Così, rivolse lo sguardo verso di me e mi disse: “A te come ti serve?” – “Non ripieno”, risposi sorridendo. “E così è questo!”
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